la strada e i suoi buchi |
Giovedì sono
finalmente andata a Dibaya, all’ufficio sanitario centrale della nostra zona di
sanità, per ritirare i farmaci per l’ospedale. Finalmente per due motivi: primo
il classico tempismo africano secondo il quale i farmaci dovevano arrivare a
metà gennaio e secondo…la maledetta stagione delle piogge che è ormai alle
porte. Memore dell’ultimo entusiasmante nonchè terrificante viaggio a Dibaya sotto
la pioggia in compagnia di Stefano e Marco ora non mi faccio più fregare e con
la pioggia mi rifiuto di viaggiare in macchina per grandi distanze, tanto più
che in questo periodo i famosi fulmini congolesi stanno mietendo un sacco di vittime!
(Ovviamente non è mai casualità ma sono fulmini punitivi inviati proprio per
colpire una persona precisa che ha combinato qualche guaio…ma si sa, chi non ha
peccato scagli la prima pietra….)
la riviera |
Ad ogni modo,
viaggetto tranquillo, partiti con le solite due orette di ritardo dovute all’attesa
del responsabile del servizio che vive a Tshimbulu e quindi doveva venire con
noi in macchina altrimenti nessuno ci avrebbe servito i farmaci. Sono riuscita
a fare qualche video della “strada” e del paesaggio che è molto bello perché per
arrivare a destinazione si deve attraversare la riviera (un fiumiciattolo verdastro
leggendariamente abitato da sirene, che fantasia…) e quindi si scende in mezzo al verde per poi risalire
in una zona lontanamente sembiante le nostre montagne, ci sono anche delle
rocce qua e la!
la valutazione della richiesta |
Solita oretta di
attesa a Dibaya aspettando che un brav’uomo pulisse il deposito farmaci dagli
escrementi dei pipistrelli che hanno colonizzato la struttura emanando il
loro caratteristico olezzo nell’arco di un km, poi valutazione della nostra
richiesta di farmaci (data a inizio gennaio ma non ancora letta) e risposta
(questo no, questo no, di questo me ne hai chiesti 4000, te ne do 2000), relativa
contrattazione da buoni africani e ritorno a casa. Senza pioggia!!! E abbiamo
anche avvistato un altro bianco con un'altra macchina, il che ha fatto
riversare tutto il villaggio sulla strada, si trattava di un prete ortodosso
venuto da Kinshasa per vedere dove costruire una nuova chiesa.
Ed eccoci arrivati al
motivo del titolo del post: per tutto il giorno mi è sembrato di salutare
cespugli e alberi. Passando in auto attraverso villaggi e savana ho sentito il
mio nome in continuazione, e non un semplice “mutoke” (bianco) ma proprio
Marianna!...eppure io ho quasi sempre salutato il nulla. Un po’ la loro paura
per la macchina e un po’ la supervista africana vs la mia vista sfigata… fatto
sta che la vegetazione mi ha salutato con entusiasmo per tutto il tempo e io ho contraccambiato!
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