giovedì 23 gennaio 2014

Aspettando Kasonga...

Tshimbulu, e tutto il Kasai Occidentale, è in allerta, agitato, messo in crisi dal Gigante. Kasonga sta girando per i villaggi con la missione di riportare l’ordine nelle vite spirituali degli abitanti. Il suo di ordine. Il compito per tutti è chiaro: liberarsi dei feticci, tre mesi di tempo per farlo. E come? Facile, una zanzariera deve essere messa laddove tutti la possano raggiungere (e vedere), una zanzariera per contenere malefici e maledizioni, una zanzariera che ci liberi dal male. Nonostante l’obbligo valga per tutti i tipi di sortilegi, hanno la priorità quelli che hanno richiesto l’uso di sangue o di qualsiasi elemento appartenuto ad esseri viventi. Disperazione per le varie squadre di calcio che vedono così dimezzata la loro forza, impensabile proteggere la porta con il solo uso delle capacità dei giocatori. Gioia di chi in materia di magia non è troppo esperto, come la scuola di Bandulukayi che ha subito l’ultima sconfitta grazie ad un potente incantesimo che ha reso cieco per un attimo il portiere (rivelatosi poi essere fatato peperoncino appllicato con demoniaca cura sui guanti del giocatore). Sollievo invece per chi sa di avere la coscienza sporca, per un pò potrà dormire sonni tranquilli senza doversi preoccupare di fulmini o serpenti che vanno a rivendicare il maltolto. Rimangono dei conti in sospeso, delle vendette a metà, purtroppo alcune morti, e di conseguenza fantasmi, senza pace. L’ultima vicenda del villaggio non ha ancora compiuto il suo ciclo. Tutto è cominciato con un marito infedele, la cui moglie si è rivolta allo stregone che ha causato il decesso della rivale. La famiglia, addolorata e arrabbiata, ha ricambiato con la stessa moneta maledicendo la donna, morta qualche giorno dopo in cinta di otto mesi. Un feticcio potente quello che si porta via mamma  e figlio così...ma unica spiegazione possibile a due morti altrimenti inspiegabili. Vivendo molto vicine all’ospedale abbiamo visto le donne furenti andare a cercare il marito che per ora non ha subito però nessuna contro offensiva. Che ringrazi Kasonga.
Verrà di persona a tempo scaduto a bruciare i vari oggetti e con lui sarà il giorno del giudizio. Coloro i quali non hanno seguito i suoi precetti rischiano la morte, non si scherza con il Gigante. Che poi tale è solo di nome, si è meritato l’appellativo per la sua immensa potenza. Ad oggi ci è ancora ignoto da dove venga, chi sia, che farà dopo quest’impresa e soprattutto perchè ha deciso di farsi paladino di un mondo senza feticci. O meglio, senza quelli degli altri. Per rendere le cose un pò più difficili, la salvezza infatti non si guadagna facilmente, ogni tanto aggiunge qualche clausola, qualche obbligo da rispettare. Tralasciando che non si capisce come facciano i precetti a raggiungere tutti, vista la totale mancanza di mezzi di comunicazione, per ora sappiamo che è anche vietato mangiare una volta calato il buio e che ogni tanto ci sono delle interdizioni momentanee. Domenica non si poteva toccare la terra con le mani, attimi di panico da parte nostra che avevamo previsto attività con l’argilla per il lunedì e che avevamo quindi bisogno di qualche volontario che andasse a recuperarla in riva al fiume (noi impossibilitate a farlo perchè a Mbuji Mayi, ma questa è un’altra storia).

La zanzariera di Tshimbulu si riempie di giorno in giorno, chi ridendo, chi seriamente, tutti prendono in considerazione l’opzione. E a noi restano tante domande. Possibile che tutti abbiano in casa qualche magia fatta con l’uso di sangue? Contro cosa si proteggono? Riusciremo ad avere un incontro con il gigante? Parlerà anche francese? Ma soprattutto...sarà vero che in quanto bianche siamo automaticamente immuni a tutta questa storia? ...noi verso le sette abbiamo fame, se puoi perdonaci Kasonga!

venerdì 10 gennaio 2014

notizie d'inizio anno.

Pioggia, tanta sta mattina. Abbastanza da non farci andare al centro nutrizionale quantomeno. Per mia fortuna Anto ha deciso di sfruttare il tempo in casa per preparare la sua focaccia, una meraviglia culinaria, in questi giorni ricchissima dopo che siamo state a Kananga a fare un po’ di spesa e ad accompagnare Fra. Ci mettiamo addirittura olive e carciofini! Lei setaccia la farina (come sempre alla ricerca di qualche insetto), io la disturbo chiedendole che cosa le piacerebbe raccontare. Troppe cose sono successe nell’ultimo periodo, diventa difficile scegliere.
Natale a Tshimbulu è stato davvero da “vibration”, a cominciare dalla messa di sera, uno spettacolo di balli e canzoni a luce soffusa. I ragazzi ci sono venuti a prendere alle sette per accompagnarci e farci da traduttori all’occasione (ancora il tshiluba rimane un mistero per noi), tutti eleganti e con un fiore a testa per noi, quasi ci siamo commosse! a casa ci aspettava Babbo Natale, venuto ad assicurarsi che Ema e Rita si siano meritati i regali, e il piccolo di casa Fullin ha saputo ben rispondere in francese a questo strano signore vestito di rosso. Tra bengali e pietanze squisite, la serata è terminata con chiacchiere da “divano” davanti alle lucette, tanti pensieri per le famiglie e qualche riflessione sull’esperienza che stiamo facendo. Il giorno dopo sveglia presto per preparare la festa al CASC, finire di cucinare le crespelle, e messa dei bambini. Notre Dame invasa da nanetti cantanti è uno spettacolo che nn credo dimenticherò mai. Appagate dalle prodezze culinarie (Katia dovrebbe davvero scrivere un libro sull’arte di cucinare in Congo!) abbiamo raggiunto i ragazzi al CASC per festeggiare con loro…un altro pranzo, che però le nostre pance sazie ci hanno impedito di mangiare. Vestiti leggeri, tanto caldo, balli, bigia e avoca, difficile rendersi conto che sia Natale davvero! Certo è che ci siamo divertite, emozionate e commosse quanto basta da ritenerci soddisfatte…e quasi da sperare non sia l’ultimo natale congolese. 
Anche l’ultimo dell’anno ha avuto la sua degna celebrazione. Cena con Katia, Valerio e i bambini nell’attesa della mezzanotte che ci ha sorpresi addirittura in compagnia dello champagne! Qui si festeggia il primo dell’anno, e il mondo si sveglia davvero presto per l’occasione. Con Anto e Fra ci siamo alzate per veder sorgere il sole, e mentre stilavamo la lista dei buoni propositi e ci scambiavamo i futuri progetti, ballicchiavamo a ritmo delle radio trasportate da qualche passante. Alle quattro di mattina! È stato un bel momento, ci si è scoperte tutte felici, serene, senza nessun dubbio circa il fatto che venire qui è stata una scelta giusta.
Lunedì abbiamo accompagnato Francesca in aeroporto. Le quattro ore di macchina per arrivare a Kananga tra un salto e l’altro sulla strada a dir poco accidentata, non hanno diminuito lo stupore di vedere una città dopo quattro mesi di Tshimbulu…non vi dico poi cosa è stato entrare in un negozio! Poco importa se la merce non è tanta o diversificata, ci sono le olive!! E che dire dei biscotti? Attimo di pura estasi quando ho addentato una barretta di cioccolato…e ci voleva davvero, visto che Fra sarebbe partita di li a poco. In aeroporto ci si stava facendo prendere un po’ dalla tristezza, nonostante non ci siano dubbi che ci si rivedrà in Italia, quando il Congo ci ha sorpreso un’altra volta.  Arrivano un gruppo di ragazzi decisamente diversi, riconoscibili, “stars”. Ragazze è Fally Ipupa! Un cantante, anzi mi correggo Il Cantante congolese, il preferito in assoluto da tutti i ragazzi del CASC. Katia non si fa sfuggire l’occasione, e come solo lei sa fare, li chiama per rubargli una foto in nostra compagnia. Un’ottimo modo per Fra di lasciare questo Paese, con i migliori auspici.

Anto ha finito di fare la focaccia, rimane solo l’attesa del sole per poter accendere il forno.

p.s.:a tutti quelli che si sono preoccupati delle ultime notizie da Kinshasa, ci teniamo a rassicurarvi, qui siamo lontane, molto lontane. neanche degli eventuali ribelli si prenderebbero la briga di farsi tutta sta strada!