domenica 24 agosto 2014

LUGLIO, AGOSTO E POI POI POI



Ed eccoci arrivati all’ultima settimana di Agosto, finalmente! Sono stati due mesi intensi e tra gioie e dolori siamo arrivati al termine del Casc Vacance: sabato prossimo ci sarà lo spettacolo finale con tanto di recitazione, danza ed esposizione di poemi. Alla modica cifra di 5.000 franchi congolesi abbiamo a disposizione il più bel l’unico teatro di Tshimbulu, che abbiamo esplorato ieri: ex costruzione belga esteriormente in buono stato, all’interno pipistrelli e relativi ricordini ovunque, 6 panche in legno molto instabili, niente elettricità MA c’è un palco! (ovviamente del sipario non se ne parla neanche). Comunque vada sarà un successo!
Con la fine di agosto sono arrivate anche le prime “pioggerelline”.
 
Che dureranno circa 8 mesi. Per fortuna la durata di ogni temporale è limitata, e tendenzialmente si ha un preavviso in nuvoloni e tuoni che permetta la messa in salvo…. Dicono che qui sono molto frequenti i fulmini globulari, delle sfere di elettricità che viaggiano per conduzione ovunque trovino una strada(!!!!)
 Al Centro Nutrizionale c’è aria di cambiamento di personale, spero in una persona che ami il suo lavoro e che si prenda realmente e attivamente cura di tutti quei bimbi. In questo periodo lo stato di malnutrizione della popolazione aumenta, sono arrivate anche due donne in grave stato, che si sommano a 31 bambini, di cui 8 con complicanze e quindi all’ospedale. La stagione secca è ormai alla fine e le riserve anche, si aspettano i frutti di quello che sarà piantato con le prime piogge. Arrivare ogni mattina al centro ed essere accolta per strada dai bambini che hanno ripreso le forze e riescono a corrermi incontro è una vera gioia. Conquistare la fiducia e far sorridere i bimbi appena arrivati è una sfida. Mai quanto ora sono convinta che sorridere e amare siano la terapia di supporto più efficace!
Il mio umore è stato un po’ altalenante in questo ultimo periodo: soprattutto la sera, quando qui non c’è molto da fare (alle 19 è già buio pesto), la mente vola in Italia, dalla famiglia e dagli amici che si godono campi, vdb, tipiche serate estive, deliri cuneesi, concerti, gare di bici, falò, vacanze, compleanni e gite al mare. Ma sono convinta e felice della scelta che ho fatto e siccome un piede non può stare in due scarpe, io preferisco i sandali pieni di sabbia (e pulci penetranti) che indosso qui a Tshimbulu! 
Sono curiosa e impaziente di scoprire quali attività mi riserverà il mese di settembre in sostituzione al Casc Vacance!
Nua shala bimpe! (statemi bene!)

martedì 5 agosto 2014

Ieri



Ieri è morto un bimbo. Non ho neanche fatto in tempo ad imparare il suo nome. 
Era arrivato venerdì mattina al centro nutrizionale, portato con cura dal papà che gli aveva costruito una sedia da mettere sulla bicicletta perché troppo debole per camminare.
L’abbiamo subito portato in ospedale, e con un po’ di discussioni con il laboratorista che si lamentava di lavorare anche in giorno festivo (fantomatica festa nazionale dei genitori?!?!) abbiamo appurato la già visibilissima anemia e fatto una trasfusione. Purtroppo i suoi polmoni erano tanto affaticati e lunedì mattina non ce l’hanno più fatta.
Perché il papà ha aspettato così tanto per portarlo in ospedale? Forse non aveva i soldi per prendere quella bicicletta? O per pagare il conto dell’ospedale? Forse era malato anche lui e non ne aveva le forze? Forse non poteva partire prima perché doveva lavorare per lasciare qualcosa da mangiare alla moglie e agli altri figli che sono rimasti a casa?
Troppi forse per un bambino di 12 anni e 10 chili.

domenica 3 agosto 2014

UN TRANQUILLO VIAGGIO A KANANGA

UN TRANQUILLO VIAGGIO A KANANGA

In questi giorni mi sono dovuto recare a Kananga, una ridente cittadina distante 120 chilometri da Tshimbulu per sbrigare alcune spese e per rinnovare i nostri visti per poter proseguire la nostra permanenza in Congo RD. Io e Papy (un dipendente dell'ospedale) dovevamo fare questo viaggio assieme, come mezzo di transporto avremo utilizzato l'auto di un commerciante del posto che doveva fare provviste.
Partiti alle ore 13 (orario congolose, quindi alle 14:30 partivamo) il mio posto passeggero era nel cassone di questa macchina inseme a Papy, io seduto sulla ruota di scorta e lui su delle corde. Ecco che ci mettiamo in marcia e dopo ben 300 metri il nostro furgoncino "new age" si blocca. Un piccolo guasto ci dice l'autista, infatti dopo mezz'ora di batti e ribatti con il martello sotto la macchina si riparte. Passati questa volta ben 500 metri ecco che TRACK, la macchina si blocca. Di nuovo tutti giù però questa volta l'autista esordisce con "c'est grave!". Questa volta si era rotto il differenziale e solo il martello non avrebbe aggiustato il guasto. E mo' che si fà? Beh, a piedi è lunga, bici non ne abbiamo... Prendiamo una moto no? Meglio una in due giusto per risparmiare. E allora via! Assoldato il motociclista, comprato il carburante e via!
Il viaggio è andato tutto bene, per arrivare a destinazione ci abbiamo impiegato solo 3 ore. Il panorama lungo la strada è stupendo, si alternano paesaggi di savana incontaminata con chiazze di piccole foreste dove passano i corsi d'acqua. Si incontrano tante case solitarie e passiamo anche attraverso alcuni villaggi tra le esclamazioni "Mutoke!" (bianco in tshiluba). Il paesaggio qui è collinare ed è davvero un piacere per gli occhi. Lungo la strada abbiamo anche visto alti tralici, una vecchia linea elettrica caduta in disuso risalente ai tempi dei belgi. I segni del colonialismo belga si vedono d'appertutto e sono per di più edifici diroccati, linee elettriche o tubature che escono dalle strade. Di tutto, o quasi tutto, quello che è stato fatto dai belgi, si è salvato ben poco. Essendoci stata questa guerra civile e l'assenza di un governo centrale molto è caduto in disuso.
Ritornando al nostro viaggio, siamo arrivati a Kananga alle 7:30, quindi con il buio. Normalmente sarei andato a dormire alla "Procura" (luogo di ritrovo di tutte le diocesi del Kasai Occidentale), ma essendo in regime economico, ho passato la notte a casa di parenti di Papy. Per cena mi sono gustato la Bidia (polenta un pò più asciutta), foglie di manioca, capra e un'altro alimento di cui non ricordo il nome e l'aspetto data la luce molto fioca. "Doccia" veloce fatta in un bagno 1 metro per 1 metro sopra la turca con una caraffa di acqua tiepida e via in camera. Sinceramente non avevo capito fin da subito che era la mia camera, ma entrato con la torcia ecco un letto con una zanzariera a "scolapasta" e via subito sotto le coperte perchè la stanchezza era tanta e l'indomani avremo dovuto fare molte corse.
Dopo una notte molto travagliata tra rumori di radio e una processione nel cuore della notte eccomi di fronte a una deliziosa colazione! Omelette con cipolle, spaghetti (cucinati pure bene), banane fritte, pane e margarina. Una volta divorato il pasto si parte per i vari giri. Prima tappa alla DGM (ufficio della migrazione) per rinnovare i nostri visti,  tappa alla CAA per comprare i biglietti dell'aereo di ritorno per Chiara e Graziella e infine via nelle compere per la casa e i vari medicinali per l'ospedale.
Ovviamente in tutte queste corse c'erano sempre ritardi, attese, richieste di soldi in più del necessario ma si sa, questo è il Congo.
Dopo aver fatto tutte le commissioni veniamo avvertiti da chi ci avrebbe dovuto fare rientrare in serata con una comoda macchina a Tshimbulu che purtroppo il veicolo non era disponibile fino al giorno dopo e che quindi avremo dovuto aspettare. Via allora un'altra nottata non voluta a Kananga, ma prima di rientrare a casa, una gitarella alla fabbrica della birra di Kananga. Non c'è molto da dire al riguardo, se non, "particolare".
Questa volta la cena è stata a base di pesce, bidia (stranamente) e buonissimi bignè fritti nell'olio. Come la sera prima mi ritrovavo di nuovo stravolto per il via vai della giornata e allora, dopo l'ennesima "doccia" questa volta in compagnia di un ragno di dimensioni notevoli alle mie spalle e di uno scorpione incastrato nella porta di fronte a me, mi fiondo a letto.
Fortunatamente la notte questa volta è scivolata via più veloce e dopo una colazione un'altra volta squisita si parte per le ultime commisioni e il ritiro di tutto il materiale già acquistato il giorno prima. Alle 10 abbiamo avuto a disposizione la macchina da noi tanto attesa, un bel pick up nuovo, raro da vedere da queste parti. Caricato il carburante acquistato per i generatori dell'ospedale e altre 2 scatole di medicinali, siamo dovuti passare in un magazzino per caricare altro materiale per un commerciante di Tshimbulu (commerciante diverso da quello che ci ha lasciato a piedi). Ci troviamo allora con tutto il cassone pieno e i sedili posteriori caricati di roba all'inverosimile (diciamo alla moda africana). Io e Papy ci siamo accomodati in 2 su un posto emmezzo, ma per noi il viaggio è stato molto comodo. C'erano infatti 4 persone che hanno viaggiato per 3 ore di macchina sul bagagliaio e su tutta la roba caricata poco prima. 3 ore di viaggio nella polvere. Lì non ho invidiato il mio fatto di essere Mutoke e di avere alcuni privilegi. Comunque il viaggio di ritorno è andato tutto bene e siamo arrivati a casa sani e salvi.
Da come l'ho raccontato non sembra nulla di straordinario o di fuori dal normale, credo che sia dovuto al fatto che sono già al secondo viaggio con soggiorno a Kananga o forse è dovuto al raggiungimento del terzo mese qui in Congo. Vi posso però assicurare che durante quei giorni ho avuto la possibilità di vedere la savana, così grande ed estesa da sembrare interminabile; chiazze di alberi verdi e rigogliosi (cosa rara a Tshimbulu), la corruzione che dilania questo paese, le varie culture che si stanno insediando qui in Congo (indiani e cinesi), lo povertà delle persone ma anche l'ospitalità che sanno dimostrarti, il fatto che riescano a farti sentire (quasi) a casa. Ecco, per me il Congo dopo 3 mesi è questo: qui tutte le cose sono grigie, non esiste il bianco e il nero, tutto si confonde, si mescola. Ciò che è giusto con ciò che è sbagliato, ciò che è civile da ciò che non lo è.

P.S. Per chi non lo sapesse ora qui con noi ci sono 2 volontarie: Graziella, volontaria veterana, venuta per occuparsi dell'ospedale; e Chiara, volontaria prima di tutto e poi in secondo piano mia ragazza, venuta qui per farsi una bella esperienza in campo di animazione.