domenica 3 agosto 2014

UN TRANQUILLO VIAGGIO A KANANGA

UN TRANQUILLO VIAGGIO A KANANGA

In questi giorni mi sono dovuto recare a Kananga, una ridente cittadina distante 120 chilometri da Tshimbulu per sbrigare alcune spese e per rinnovare i nostri visti per poter proseguire la nostra permanenza in Congo RD. Io e Papy (un dipendente dell'ospedale) dovevamo fare questo viaggio assieme, come mezzo di transporto avremo utilizzato l'auto di un commerciante del posto che doveva fare provviste.
Partiti alle ore 13 (orario congolose, quindi alle 14:30 partivamo) il mio posto passeggero era nel cassone di questa macchina inseme a Papy, io seduto sulla ruota di scorta e lui su delle corde. Ecco che ci mettiamo in marcia e dopo ben 300 metri il nostro furgoncino "new age" si blocca. Un piccolo guasto ci dice l'autista, infatti dopo mezz'ora di batti e ribatti con il martello sotto la macchina si riparte. Passati questa volta ben 500 metri ecco che TRACK, la macchina si blocca. Di nuovo tutti giù però questa volta l'autista esordisce con "c'est grave!". Questa volta si era rotto il differenziale e solo il martello non avrebbe aggiustato il guasto. E mo' che si fà? Beh, a piedi è lunga, bici non ne abbiamo... Prendiamo una moto no? Meglio una in due giusto per risparmiare. E allora via! Assoldato il motociclista, comprato il carburante e via!
Il viaggio è andato tutto bene, per arrivare a destinazione ci abbiamo impiegato solo 3 ore. Il panorama lungo la strada è stupendo, si alternano paesaggi di savana incontaminata con chiazze di piccole foreste dove passano i corsi d'acqua. Si incontrano tante case solitarie e passiamo anche attraverso alcuni villaggi tra le esclamazioni "Mutoke!" (bianco in tshiluba). Il paesaggio qui è collinare ed è davvero un piacere per gli occhi. Lungo la strada abbiamo anche visto alti tralici, una vecchia linea elettrica caduta in disuso risalente ai tempi dei belgi. I segni del colonialismo belga si vedono d'appertutto e sono per di più edifici diroccati, linee elettriche o tubature che escono dalle strade. Di tutto, o quasi tutto, quello che è stato fatto dai belgi, si è salvato ben poco. Essendoci stata questa guerra civile e l'assenza di un governo centrale molto è caduto in disuso.
Ritornando al nostro viaggio, siamo arrivati a Kananga alle 7:30, quindi con il buio. Normalmente sarei andato a dormire alla "Procura" (luogo di ritrovo di tutte le diocesi del Kasai Occidentale), ma essendo in regime economico, ho passato la notte a casa di parenti di Papy. Per cena mi sono gustato la Bidia (polenta un pò più asciutta), foglie di manioca, capra e un'altro alimento di cui non ricordo il nome e l'aspetto data la luce molto fioca. "Doccia" veloce fatta in un bagno 1 metro per 1 metro sopra la turca con una caraffa di acqua tiepida e via in camera. Sinceramente non avevo capito fin da subito che era la mia camera, ma entrato con la torcia ecco un letto con una zanzariera a "scolapasta" e via subito sotto le coperte perchè la stanchezza era tanta e l'indomani avremo dovuto fare molte corse.
Dopo una notte molto travagliata tra rumori di radio e una processione nel cuore della notte eccomi di fronte a una deliziosa colazione! Omelette con cipolle, spaghetti (cucinati pure bene), banane fritte, pane e margarina. Una volta divorato il pasto si parte per i vari giri. Prima tappa alla DGM (ufficio della migrazione) per rinnovare i nostri visti,  tappa alla CAA per comprare i biglietti dell'aereo di ritorno per Chiara e Graziella e infine via nelle compere per la casa e i vari medicinali per l'ospedale.
Ovviamente in tutte queste corse c'erano sempre ritardi, attese, richieste di soldi in più del necessario ma si sa, questo è il Congo.
Dopo aver fatto tutte le commissioni veniamo avvertiti da chi ci avrebbe dovuto fare rientrare in serata con una comoda macchina a Tshimbulu che purtroppo il veicolo non era disponibile fino al giorno dopo e che quindi avremo dovuto aspettare. Via allora un'altra nottata non voluta a Kananga, ma prima di rientrare a casa, una gitarella alla fabbrica della birra di Kananga. Non c'è molto da dire al riguardo, se non, "particolare".
Questa volta la cena è stata a base di pesce, bidia (stranamente) e buonissimi bignè fritti nell'olio. Come la sera prima mi ritrovavo di nuovo stravolto per il via vai della giornata e allora, dopo l'ennesima "doccia" questa volta in compagnia di un ragno di dimensioni notevoli alle mie spalle e di uno scorpione incastrato nella porta di fronte a me, mi fiondo a letto.
Fortunatamente la notte questa volta è scivolata via più veloce e dopo una colazione un'altra volta squisita si parte per le ultime commisioni e il ritiro di tutto il materiale già acquistato il giorno prima. Alle 10 abbiamo avuto a disposizione la macchina da noi tanto attesa, un bel pick up nuovo, raro da vedere da queste parti. Caricato il carburante acquistato per i generatori dell'ospedale e altre 2 scatole di medicinali, siamo dovuti passare in un magazzino per caricare altro materiale per un commerciante di Tshimbulu (commerciante diverso da quello che ci ha lasciato a piedi). Ci troviamo allora con tutto il cassone pieno e i sedili posteriori caricati di roba all'inverosimile (diciamo alla moda africana). Io e Papy ci siamo accomodati in 2 su un posto emmezzo, ma per noi il viaggio è stato molto comodo. C'erano infatti 4 persone che hanno viaggiato per 3 ore di macchina sul bagagliaio e su tutta la roba caricata poco prima. 3 ore di viaggio nella polvere. Lì non ho invidiato il mio fatto di essere Mutoke e di avere alcuni privilegi. Comunque il viaggio di ritorno è andato tutto bene e siamo arrivati a casa sani e salvi.
Da come l'ho raccontato non sembra nulla di straordinario o di fuori dal normale, credo che sia dovuto al fatto che sono già al secondo viaggio con soggiorno a Kananga o forse è dovuto al raggiungimento del terzo mese qui in Congo. Vi posso però assicurare che durante quei giorni ho avuto la possibilità di vedere la savana, così grande ed estesa da sembrare interminabile; chiazze di alberi verdi e rigogliosi (cosa rara a Tshimbulu), la corruzione che dilania questo paese, le varie culture che si stanno insediando qui in Congo (indiani e cinesi), lo povertà delle persone ma anche l'ospitalità che sanno dimostrarti, il fatto che riescano a farti sentire (quasi) a casa. Ecco, per me il Congo dopo 3 mesi è questo: qui tutte le cose sono grigie, non esiste il bianco e il nero, tutto si confonde, si mescola. Ciò che è giusto con ciò che è sbagliato, ciò che è civile da ciò che non lo è.

P.S. Per chi non lo sapesse ora qui con noi ci sono 2 volontarie: Graziella, volontaria veterana, venuta per occuparsi dell'ospedale; e Chiara, volontaria prima di tutto e poi in secondo piano mia ragazza, venuta qui per farsi una bella esperienza in campo di animazione.

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