La mia prima volta in Africa, che spettacolo!
Dopo i primi
due giorni a Kinshasa, in cui sono rimasto
veramente stupito dalla confusione della città, e dove ho fatto alcuni lavoretti
manuali, passeggiate per le vie della città e chiacchierate con i volontari,
son partito verso quella che per due mesi sarà la mia casa: Tshimbulu.
L’arrivo è stato bellissimo, tu esci dall’aereo appena
atterrato a Kananga e trovi di fronte a te una folla di gente che ride, piange,
balla, urla, si dispera..tutti rigorosamente neri, tutti rigorosamente
“diversi” da te, e pensi : dove diavolo sono finito??
(poi mi han detto che
sono arrivato con la salma del figlio di un ministro, ecco perché tutto quel
caos).
Fortuna che ad aspettarmi c’era il caro Valerio, e una volta
recuperato documenti e bagagli partiamo alla volta di Tshimbulu (non prima di
aver aspettato il buon vecchio Raju), a bordo di un immancabile fuoristrada. Ci
vogliono tre ore di rally per arrivare al villaggio, nel bel mezzo della
savana, dove ad accoglierci c’erano Katia, Rita, Emmanuele, Stefano e Marianna,
che mi hanno da subito fatto sentire a casa!
Sono rimasto davvero colpito dalla struttura ospedaliera, e
ancor di più dall’impegno che ci mettono i volontari nel loro lavoro, non è
facile trovare delle persone che ci mettono il cuore nelle cose che fanno, a
maggior ragione lontano da casa, e gratuitamente. Sono un esempio!
Purtroppo non conoscendo il francese fatico nell’integrarmi
con le altre persone, ma mi permette di osservarle da un punto di vista più
distaccato, e l’impressione che ho avuto è quella di un popolo che si
accontenta, che non cerca di migliorare se stesso, ma vive alla giornata, anche
se chi si impegna non manca. Mi sembrano
fermi nella loro condizione, fermi nelle loro credenze, nelle loro abitudini,
privi della voglia di reagire, di cambiare. Ma è solamente la mia prima impressione, e
vedremo se fra due mesi avrò cambiato
idea..
a distanza di poco più di un mese, la tua prima impressione è cambiata? se sì, come?
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