Dallo SVE ci è arrivata la richiesta di scrivere una ricetta tipica a base di riso. Nel leggere i vari post dei ragazzi in giro per il mondo, avevamo inizialmente rinunciato all'idea di parteciparvi. Poi Paolo, adulandoci un pò, ci ha convinte a dare il nostro contributo.
Ecco quel che è venuto fuori.
Ecco quel che è venuto fuori.
A Tshimbulu, RD Congo, si può rivelare fin troppo difficile
trovare una ricetta da acquolina in bocca. Il fatto è che qui non c’è una grande
varietà di cibo da poter scegliere, e il piatto tipico per eccellenza (nonché l’unico
per la maggior parte della popolazione) è la “buille” che non ha nulla a che
fare con il riso.
Ecco dunque quella che si è rivelata essere la ricetta
ideale in momenti in cui non si ha voglia di mettersi ad impastare seriamente:
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Setacciare accuratamente il riso nel tentativo,
molto spesso inutile, di togliere tutti quei simpaticissimi insettini neri che
l’hanno fatto diventare il loro vitto e alloggio.
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Accendere il fornello a petrolio, con relativo
pericolo di far saltare tutto in aria,di bruciarsi una mano o di rovesciarne il
contenuto (poco commestibile) nei casi più fortunati, ed apporvi pentolino
pieno d’acqua.
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Nell’attesa che
venga il momento di aggiungere del sale grosso, tagliare a pezzettini
piccoli, quanto basta, il formaggio,se
disponibile. Testimonianze dirette riferiscono infatti la possibilità di dover
fare a meno di questo ingrediente nel caso in cui a Goma ci sia la guerra. Consigliamo
dunque chi mai dovesse venire fin qui, di assicurarsene una scorta consistente
da mettere in valigia.
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Al momento dell’ebolizzione aggiungere il sale e
poi il riso. Il momento è delicato, assicuratevi che l’equilibrio del pentolino
non ne risenta.
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Controllate la cottura del riso che può metterci
dai dieci ai venticinque minuti a seconda di quanto tempo sia stato esposto
alla temperatura congolese. Quando vi sembra pronto, scolatelo, rimettendolo
poi nel suddetto pentolino. Altro momento
cruciale, la seguente successione di movimenti deve essere fatta in rapidità
per sfruttare il calore preesistente nella pentola, in quanto la piastra si può
accendere solo in caso di sole (l’energia dipende dai pannelli solari), e non è
il caso di sprecare troppo petrolio. In velocità quindi aggiungere un filo di
olio di palma, il formaggio, e mescolare con dovuta accuratezza l”impasto”.
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Nel malaugurato caso in cui il riso si
appiccichi, aggiungere ancora un po’ d’olio. Sconsigliamo però di abusare della
sostanza perché probabilmente tossica e non di certo assimilabile all’adorato
olio d’oliva.
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Disporre il riso cosiffatto sui piatti e
prepararsi al lauto pranzetto.
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Ricordarsi di coprire il residuo con un
coperchio, onde evitare i numerevoli suicidi di “blatte” più o meno grandi
inevitabilmente attirate da qualsiasi cosa commestibile. E non.
Sperando di avervi invogliati a provare anche voi a casa, vi
consigliamo poi di accompagnare la portata con frutta a volontà. Se il riso può
non essere una meraviglia, nel qual caso siete voi ad aver sbagliato qualche
passaggio ovviamente, ci si può decisamente rifare con tutte le bontà culinarie
che offre la natura, tra manghi, avocado, ananas o cocco. In questo caso, però,
quello che l’Africa offre non è paragonabile con nulla che si possa trovare nel
più fornito negozio europeo. Spiacenti.
Antonietta
Servedio, Maria Monauni
Adulandovi un po'? :)
RispondiEliminaComunque
1. la proverò
2. considerato quanto sta andando la cucina e le trasmissioni di cucina ora in italia, io farei seriamente un pensierino a inventarvi un format su ricette raccontate in modo spassoso. diventereste ricche!