Le farfalle a Tshimbulu sono tante, con colori e dimensioni
da togliere il fiato.
Sembrano trasportare
un messaggio tutto loro, si fanno vedere quando si ha bisogno di un
sorriso. Antonietta mi ha raccontato delle “fate della casa”, un fenomeno della
tradizione pugliese tutto da invidiare, e mi sono convinta che in Congo non
possono che essere farfalle. Le mie preferite hanno grandi occhi dipinti sul
dorso, gialle, nere e con altre sfumature incredibili. Amano i fiori bianchi,
quelli profumati che Angela ci portava in casa perché “ricordano il gelsomino”.
Capita di vederle volteggiare in coppia, danzare assieme come pochi innamorati
sanno fare, e fanno pensare. Soprattutto a come le cose belle siano ovunque,
per quanto possano durare poco. Le farfalle a Tshimbulu sono anche negli occhi
dei bambini, e ballare con loro ricorda quello sbattere d’ali spensierato e
leggero.
Questa settimana dal centro Moyo se ne sono andati tre bambini e la
loro mamma. È un’ottima cosa, significa che sono abbastanza forti da continuare
la loro vita a casa, ma abbracciarli e pensare di non rivederli più è stato
commuovente, per usare un eufemismo. Il più piccino aveva l’abitudine di fare
la pipì quando lo si prendeva in braccio. O meglio, quando noi lo prendevamo in
braccio! Con la sua mamma era educatissimo…da me si dice che è acqua santa,
benedette per i prossimi dieci anni.L’altro invece è la tenerezza fatta
bambino. Gonfio a causa della malnutrizione, maldestro e goffo, che ti si
attacca ai pantaloni per chiedere l’abbraccio, o per nascondersi quando gli
altri lo prendono in giro. E il più grande ci aiutava tutti i giorni, ci ha
insegnato a contare in tshiluba e costringeva gli altri a seguirci nei giochi. Preziosissimo!
Salutarli, mentre ci guardavano un po’ straniti, non abituati a vederci tristi,
mi sono tornate in mente le farfalle. Sono pronti per volare davvero…e vederli sarà
uno spettacolo.
ciao Maria, leggerti è proprio emozionante, sembra di esser li con te.. a presto Stefa
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